Si può agire legalmente nei confronti di chi ci ha ingiustamente accusato di reato? Cosa dice la legge

La giustizia, con i suoi meandri e le sue complessità, spesso ci pone di fronte a situazioni intricate e delicate. Una di queste riguarda la possibilità di agire legalmente contro chi ci ha ingiustamente accusato, portando a un processo che si è concluso con un’assoluzione o l’archiviazione delle indagini.

La questione solleva dubbi non solo sul piano legale ma anche su quello morale ed etico.

Legge contro gli altri
Agire legalmente contro chi ci accusa ingiustamente (SnoItalia.it)

Per comprendere appieno la questione, è fondamentale partire dalla definizione di calunnia secondo il diritto penale. La calunnia si verifica quando una persona accusa falsamente un’altra di un reato, sapendo bene che questa è innocente. L’elemento cruciale qui è il dolo: l’accusatore deve essere mosso da malafede, con l’intento specifico di nuocere alla persona ingiustamente accusata.

Differenza tra denuncia in buona e cattiva fede

Non tutte le denunce o le querele portano alla configurazione della calunnia. Se una persona presenta una denuncia contro qualcuno ritenendolo sinceramente colpevole, magari per errore o per mancanza di conoscenze legali approfondite, non può essere considerata responsabile di calunnia in caso l’accusato venga poi assolto o le indagini vengano archiviate. Questa distinzione tra azioni poste in essere in buona o cattiva fede è fondamentale per determinare la legittimità della reazione dell’accusato.

La denuncia cosa accade?
Denuncia in buona e cattiva fede (SnoItalia.it)

Quando si viene assolti da un’accusa penale o quando il pubblico ministero decide di archiviare il caso ritenendo l’imputato innocente, naturalmente sorge il desiderio di ripristinare la propria reputazione e possibilmente ottenere giustizia per l’ingiusto processo subito. Tuttavia, come già accennato, la strada verso una possibile querela nei confronti del proprio accusatore non è sempre aperta.

La possibilità di procedere legalmente contro chi ci ha ingiustamente accusati dipende dalla dimostrazione del dolo da parte dell’accusatore al momento della denuncia originaria. Ciò significa che bisogna provare senza ombra di dubbio che chi ha presentato la denuncia era consapevole della nostra innocenza e che il suo intento era quello di arrecarci danno.

Accertare la presenza del dolo nell’agire dell’accusatore può rivelarsi estremamente complicato dal punto vista legale. È necessario disporre non solo delle prove relative all’innocenza dell’imputato ma anche evidenze concrete che attestino la malafede dell’accusatore al momento della denuncia originaria. Questa duplice necessità rende spesso ardua la strada verso una condanna per calunnia nei confronti dell’accusatore originario.

Riflessioni etiche sulla querela reciproca

Oltre agli aspetti strettamente legali vi sono considerazioni etiche significative da fare riguardo alla decisione se procedere o meno con una querela nei confronti del proprio precedente accusatore. Da un lato vi è il legittimo desiderio dell’individuo assolto dall’onorevole tribunale a vedere riconosciuta ufficialmente anche attraverso vie legali ulteriori (come appunto potrebbe essere quella relativa alla constatazione della malafede altrui) la propria totale estraneità ai fatti contestati; dall’altro vi sono i principii generalmente accettati relativamente all’utilizzo dei mezzi legali disponibili non come armamenti offensivi bensì come strumentazioni difensive volte esclusivamente alla tutela dei propri diritti fondamentali.

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