Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una delle voci più importanti nel momento della cessazione di un rapporto lavorativo, sia esso determinato da dimissioni volontarie o da licenziamento.
La questione del tempo che il datore di lavoro ha a disposizione per effettuare questo pagamento è fonte di numerose domande e talvolta anche di preoccupazioni per i lavoratori.
In questo articolo, analizzeremo in dettaglio la normativa vigente riguardante i tempi di versamento del TFR, le possibili eccezioni previste dai contratti collettivi nazionali e le azioni che il lavoratore può intraprendere in caso di ritardi o mancati pagamenti.
Il quadro normativo generale
Per comprendere appieno la questione è necessario partire dalla base legislativa che regola il versamento del TFR. La legge stabilisce che il trattamento di fine rapporto dovrebbe essere corrisposto al lavoratore contestualmente all’ultima retribuzione, ovvero nell’ultima busta paga successiva alla cessazione del rapporto lavorativo.
Questa disposizione mira a garantire al lavoratore una certa sicurezza economica immediatamente dopo la perdita dell’impiego.
Le eccezioni previste dai contratti collettivi
Nonostante la chiarezza della normativa generale, esistono delle eccezioni significative legate ai contratti collettivi nazionali. Questi ultimi possono infatti prevedere tempistiche differenti per il versamento del TFR, solitamente concedendo al datore di lavoro un lasso temporale più ampio per effettuare i calcoli necessari e recuperare le somme dovute al dipendente.
Tale flessibilità si giustifica con l’intento di tenere conto delle esigenze organizzative e finanziarie dell’azienda, pur sempre nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
Cosa fare in caso di ritardi
Sebbene le dilazioni temporali possano essere ammesse fino a un certo punto, ciò non autorizza i datori di lavoro a ritardare indefinitivamente il pagamento del TFR senza valide ragioni. In situazioni dove si verifichi un’inadempienza da parte dell’azienda nel rispettare i termini stabiliti sia dalla legge che dal contratto collettivo applicabile, il dipendente ha diverse opzioni legali a sua disposizione.
Una delle vie più immediate è quella della richiesta formale (sollecito) al datore di lavoro affinché provveda al pagamento entro un termine specificato nella comunicazione stessa. Se questa azione non sortisce gli effetti desiderati, si può procedere con l’azione legale attraverso la richiesta al giudice dell’emissione di un decreto ingiuntivo contro l’azienda inadempiente.
Valutare attentamente le proprie mosse
Prima di intraprendere qualsiasi azione legale è tuttavia importante valutare attentamente la situazione complessiva e considerare tutte le possibili conseguenze. L’avvio della procedura giudiziaria potrebbe infatti comportare tempi lunghi prima della risoluzione definitiva della controversia e dell’effettivo ricevimento delle somme spettanti.
In alcuni casi potrebbe quindi risultare più vantaggioso accettare proposte bonarie da parte del datore lavoro che prevedano una dilazione dei tempi ma assicurino comunque il pagamento completo del TFR entro un periodo ragionevole e definitivamente concordato tra le parti.